Una guida per la corretta alimentazione e non solo. Utile sia per la "prova costume", sia a scongiurare eventuali disturbi e preoccupanti ricoveri nelle cliniche italiane. Prevenire è meglio che curare. S. Rita docet.
dovremmo tutti ricordarci che la "prova costume" non è solo estiva... e che quello che mangiamo non è solo cibo, ma lavoro, trasporto, conservazione e altri quintali di energia impiegata.
Io, da ventennale vegetariana, potrei pure aggiungere altre definizioni più macabre del cibo, ma siccome vi voglio bene ve le risparmio (le tengo sempre da parte per quelli che mi dicono «guarda che se non mangi la carne diventi gialla e muori», sventolandomi davanti al naso un pezzo di fiorentina grondante sangue; e giuro che mi è successo). Aggiungerò invece le voci: deforestazione, fertilizzanti e antiparassitari chimici, e per finire anche imballaggi. Dopodiché effettivamente il dettaglio della «prova costume», in questo bel quadretto dipinto a tre mani, diventa veramente una nullità. E questo era, segretamente, il mio obiettivo: possiamo per favore non toccare mai più il tasto della «prova costume», che mi vengono pensieri suicidi?!
Dalla trincea aspettano trepidanti le informazioni riguardanti la deforestazione, i fertilizzanti e antiparassitari. Magari in un post. Che ne dici? L'inviato di guerra è curioso anche del discorso contro i carnivori convinti. Ma di quello è più divertente parlarne in privato.
Io ogni tanto passo dei mesi a fare delle diete depuratrici. Ma poi? Come si può passare una vita a mangiare tuorli d'uovo crudi, semi, verdure? Ma vogliamo mettere la soddisfazione di mangiarsi una bella torta o una frittella? E mi fermo qui.....
Guarda, Inviato, ho appena pubblicato sul mio blog un sondaggio per implorare i miei utenti di scuotermi dalla pigrizia e PRETENDERE di leggere in fretta uno dei QUATTRO post che ho in cantiere da una vita; sicché, ti prego, non chiedermene un quinto, che potremmo anche arrivare a Natale...!
Ma il discorso è interessante davvero, perciò ti posto qui qualcosa che potrà piacerti approfondire. Si chiama «Decrescita felice» e trovi qui il sito, mentre qui il celeberrimo «manifesto del movimento» (e dello yogurt). Io mi limito a postare di seguito, a uso di tutti quelli che non hanno voglia di cliccare sui link e/o leggere molto, una bella definizione della «decrescita felice» a firma del suo primo teorizzatore, Maurizio Pallante:
«La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio».
dovremmo tutti ricordarci che la "prova costume" non è solo estiva... e che quello che mangiamo non è solo cibo, ma lavoro, trasporto, conservazione e altri quintali di energia impiegata.
RispondiEliminaIo, da ventennale vegetariana, potrei pure aggiungere altre definizioni più macabre del cibo, ma siccome vi voglio bene ve le risparmio (le tengo sempre da parte per quelli che mi dicono «guarda che se non mangi la carne diventi gialla e muori», sventolandomi davanti al naso un pezzo di fiorentina grondante sangue; e giuro che mi è successo).
RispondiEliminaAggiungerò invece le voci: deforestazione, fertilizzanti e antiparassitari chimici, e per finire anche imballaggi.
Dopodiché effettivamente il dettaglio della «prova costume», in questo bel quadretto dipinto a tre mani, diventa veramente una nullità.
E questo era, segretamente, il mio obiettivo: possiamo per favore non toccare mai più il tasto della «prova costume», che mi vengono pensieri suicidi?!
Diobo', ho dovuto smettere di leggere la tabella: io, praticamente, dovrei essere già morto considerando la mia alimentazione.
RispondiEliminaDalla trincea aspettano trepidanti le informazioni riguardanti la deforestazione, i fertilizzanti e antiparassitari. Magari in un post. Che ne dici?
RispondiEliminaL'inviato di guerra è curioso anche del discorso contro i carnivori convinti. Ma di quello è più divertente parlarne in privato.
Io ogni tanto passo dei mesi a fare delle diete depuratrici. Ma poi? Come si può passare una vita a mangiare tuorli d'uovo crudi, semi, verdure? Ma vogliamo mettere la soddisfazione di mangiarsi una bella torta o una frittella? E mi fermo qui.....
RispondiEliminaGuarda, Inviato, ho appena pubblicato sul mio blog un sondaggio per implorare i miei utenti di scuotermi dalla pigrizia e PRETENDERE di leggere in fretta uno dei QUATTRO post che ho in cantiere da una vita; sicché, ti prego, non chiedermene un quinto, che potremmo anche arrivare a Natale...!
RispondiEliminaMa il discorso è interessante davvero, perciò ti posto qui qualcosa che potrà piacerti approfondire.
Si chiama «Decrescita felice» e trovi qui il sito, mentre qui il celeberrimo «manifesto del movimento» (e dello yogurt).
Io mi limito a postare di seguito, a uso di tutti quelli che non hanno voglia di cliccare sui link e/o leggere molto, una bella definizione della «decrescita felice» a firma del suo primo teorizzatore, Maurizio Pallante:
«La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio».
(Farei anche molto umilmente notare che il link al mio blog, nella sidebar, rimanda a un indirizzo non raggiungibile...)
RispondiElimina;-p Redattori si nasce!