3 settembre 2008

Carlo Alberto Dalla Chiesa. Solo contro la mafia



Palermo, 3 settembre 1982.

Ore 21.
Il prefetto di Palermo, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso dalla mafia in
Via Isidoro Carini. Con lui muoiono la moglie, Emanuela Setti Carraro e un agente della scorta, Domenico Russo.  

Il suo nome è legato soprattutto ai Nuclei Speciali dell’Antiterrorismo.
Il generale Dalla Chiesa fu soprannominato il prefetto dei cento giorni, perché 
tanti furono i giorni trascorsi a Palermo prima della sua uccisione.
Dalla Chiesa arriva a Palermo il 30 aprile, con procedura d'urgenza e anzitempo, poche ore dopo l'uccisione del segretario siciliano del Pci, Pio La Torre, terzo uomo politico assassinato tra il ’79 e l’82 dopo Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), democristiano, presidente della Regione siciliana, e Michele Reina (9 marzo 1979), segretario della Dc palermitana. Dalla Chiesa è l’uomo a cui lo Stato si era rivolto per sconfiggere la nuova emergenza del paese: la mafia. In Sicilia è una vera e propria strage: 10 morti nell’80, 50 nell’81, quasi 20 nei primi mesi dell’82.

La nomina viene decisa il 2 aprile 1982 da un comitato interministeriale costituito dal presidente del Consiglio Spadolini e dai ministri Rognoni, Formica, Di Giesi e Altissimo.

Il 10 agosto, in un'intervista a Giorgio Bocca, Dalla Chiesa denuncia il suo isolamento e la mancata attribuzione di poteri investigativi adeguati a combattere la mafia:

Credo di aver capito la nuova regola del gioco: si uccide il potente quando avviene questa combinazione fatale, è diventato troppo pericoloso ma si può uccidere perché è isolato.

Andreotti che era stato Presidente del Consiglio negli anni del terrorismo dal '76 al '79, periodo di massima operatività del Generale, non andò al funerale. Il giornalista Gianpaolo Pansa gli chiese perché non andò ai funerali del prefetto di Palermo, il leader democristiano rispose così: “Preferisco andare ai battesimi”. 
 

Un uomo solo. Uno Stato complice.


«Qui è morta la speranza dei siciliani onesti».

Cittadino anonimo

«Se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi; non possiamo oltre delegare questo potere né ai prevaricatori, né ai prepotenti, né ai disonesti».

Carlo Alberto Dalla Chiesa




Link: La Storia Siamo Noi; Carlo Alberto Dalla Chiesa sul sito dei Carabinieri.


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4 commenti:

  1. "Beata la terra che non ha bisogno di eroi". Bertolt Brecht
    Sussurri obliqui

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  2. "gli eroi son tutti giovani e belli".

    è con questi anniversari che ci si sente insieme sconfitti e fortissimi.

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  3. unico "ma": era massone, si dice perchè per essere nominato generale non ne potesse fare a meno. Alla fine lo ha scaricato sia lo stato che la massoneria.
    e bonanotte ai sonatori!

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  4. Il Ricordo splendido per onorare la figura del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che con il Suo esempio ha saputo collimare tra i Suoi Carabinieri - Ufficiali, Sottufficiali, Carabinieri effettivi e Ausiliari-, il senso del dovere verso lo Stato e l'intransigenza organizzativa dei Reparti da Lui diretti. Offrendo ancora oggi, l'immagine di Comandante altamente responsabile di fronte ai quei fenomeni criminali - terrorismo e mafia -, che la Sua determinazione induceva a contrastare con spigliatissimo acume investigativo, applicando precetti acquisiti dall'esperienza e dalla considerevole professionalità con cui emetteva i suoi ordini, affinché la conduzione organizzativa tra i vari Reparti non minasse il coordinamento prestabilito, al fine di giungere alla completa disarticolazione dell' aggregazione terroristica - le cellule brigatiste - o mafiosa - le famiglie di cui si componevano.
    Il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, da quanto evincono le cronache, ha saputo coniare nell'aspetto complessivo ( globale) della sua amministrazione di Ufficiale generale, il punto focale di come fronteggiare apertamente questi fenomeni criminali, senza trascurare gli aspetti vincolanti che li rafforzano: fiancheggiatori, imprenditoria e politica collusa.
    Nonché esaminare, in entrambi i fenomeni criminali, i canali di approvvigionamento economico, che attraverso le banche venivano depositati, come guadagno dei traffici illegali: droga, armi, appalti e subappalti. O come possibile finanziamento per reclutare nuove operazioni criminose ( terrorismo).
    L’'ultima Sua missione era garantita dallo Stato: la nomina di Prefetto a Palermo.
    La sua candidatura a Prefetto Antimafia, coincisa con una Sua precisa volontà, andava orientata verso un cospicuo interesse dello Stato affinché si frenasse l'impeto mafioso, ed accordare simultaneamente " poteri speciali" al Generale, permettendogli di operare su quel fronte investigativo di cui rese esplicite osservazioni alla stampa.

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