Il 27 giugno a Londra si è tenuto il 46664 Concert in onore dei 90 anni di Nelson Mandela. Il 46664 deriva dal numero che aveva Mandela da carcerato. Tra i mattatori della serata personaggi del calibro di Will Smith, Leona Lewis, Zucchero e Amy Whinehouse.
Mega palco, luci, tante persone, tanti artisti, tanto affetto, tanto coraggio, tanta pubblicità, tanti sponsor, tanto di tutto. Forse troppo.
Un signore novantenne che ha un storia personale tra le più complesse e drammatiche della storia contemporanea: ha lottato contro l'apartheid, ha passato gran parte della sua vita in prigione e nel 1993 gli è stato assegnato il Nobel per la pace.
La domanda che mi pongo è questa: ma cosa ci faceva Mandela in mezzo al gota dello spettacolo?
Artisti più o meno discutibili, pagati da multinazionali che magari speculano in qualche modo sulla vita degli africani - magari pure sulla nostra, attorniato da migliaia di persone animate dal desiderio di poter dire un giorno "io c'ero".
Questo contrasto, almeno a mio avviso sconcertante, tra un un uomo che a rischiato la vita per una lotta di libertà e diritti, tra la miseria e le malattie che devastano più omeno tutta l'Africa e un mondo che vive nella prospettiva del superfluo sottratto a tutti i costi a quelle popolazioni che non possono o non sanno difendersi, è quanto meno orripilante.
Come diceva Silvano Agosti in un video che ho pubblicato sul blog, noi stiamo letteralmente rubando 8/10 delle risorse del mondo, facendo vivere in una situazione di benessere, ai limiti della barbarie, un quarto dell'umanità condannando la restante parte del mondo a una condizione di indigenza e povertà. Non siamo stati bravi nell'autocostruirci le nostre risorse e nel progettare una società capace di poggiare su energie rinnovabili. L'occidente e ora anche l'oriente, hanno solo depredato, saccheggiato, stuprato le risorse di altri territori. Siamo dei ladri difesi dal diritto internazionale (= coloniale).
La nostra indole emerge attraverso le nostre multinazionali del farmaco che di fronte alla distruzione di un intero popolo - quello africano decimato dall'Aids - pensa ha intentare cause legali per difendere la proprietà dei brevetti dei farmaci anti-virali, chiedendo risarcimenti enormi. Nel mentre cerca di vendere agli africani i farmaci a prezzo pieno, dunque inavvicinabile per la maggior parte degli stati che compongono l'Africa.
A questo punto la dissonanza tra i due mondi che quella serata, anzi quel concerto, ha cercato di unire amorevolmente, risulta ancora più evidente.
Il carrozzone mediatico, l'evento, mi suona sempre male; sarà la dimensione megalomane, la falsità d'intenti, la commercialità, l'odore di plastica che passa anche attraverso lo schermo, ma forse è solo un mio preconcetto. Ma allora perché?
L'unica spiegazione che mi sono dato è questa: dell'Africa sappiamo tutto (male e in maniera superficiale) ma comunque non ci tocca più di tanto, sono un popolo sfortunato che vive in mezzo ai leoni e comprando un cd o un paio di occhiali, ho fatto quello che potevo per dar loro una mano.
Rispetto a questa insensibilità diffusa, Mandela cerca di scuotere le coscienze attraverso i canali e le metodologie tipicamente occidentali: i mega concerti con le stars, le campagne pubblicitarie, le petizioni televisive, le raccolte fondi indiscriminate, la vendita della propria immagine.
Forse è l'unico modo per raggiungere tante coscienze. Ma forse scendendo al piano dei valori a "portata di concerto" non si favorisce quel cambiamento profondo e radicale di cui neccessitiamo noi piccoli ladri occidentali.
La coerenza è sempre più minacciata dalla nostra società liquida.
Ma sarà poi vero che siamo una società liquida?
Io ho i miei dubbi...
21 luglio 2008
Nelson Mandela e Mtv
Pubblicato da
Inviato di guerra
alle
10:28
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