7 febbraio 2009

Amianto. Un crimine contro l'umanità


L'Italia è invasa dall'amianto.
Basta fare un po' di attenzione e noterete intorno a voi la presenza di amianto.
La priorità di un governo responsabile di destra o di sinistra dovrebbe essere la bonifica sul territorio nazionale da ogni residuo di questo materiale altamente cancerogeno.
Ma nessun governo fino a questo momento si è impegnato, tutti i governi sono stati e sono oggi più che mai responabili e complici di un eccidio.

Riporto due articoli apparsi recentemente su Repubblica.

L' Italia sotto una valanga di amianto
LA SPEZIA - Nella luce dell'alba, stretta tra il mare e i monti, La Spezia è una striscia di terra all'orizzonte: solo quando vedi i camini delle industrie - dell'Enel, dell'Otto Melara, di Fincantieri - che alzano le prime colonne di fumo, capisci dove finisce la "poesia" del golfo dei Poeti e dove iniziano le "nubi" che gravano sulla città dei morti di amianto. La prima al mondo. Lo dicono i registri del mesotelioma. Il tumore alla pleura. Incurabile. Provocato dalle fibre serial-killer. Trenta diagnosi l'anno. In percentuale: più di Genova, più di Gorizia, più di Taranto e Bari.

A ovest, l'Arsenale militare con la sue morti silenziose: 600 marinai stroncati dall'asbesto negli ultimi dieci anni (in un documento del Cocer presentato in commissione difesa alla Camera se ne stimano 250 - in tutta Italia - ma "il numero è da considerarsi in gran difetto", dice il capitano di fregata, Alessio Anselmi); 14 ammiragli per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio dalla procura di Padova; una gara d'appalto (valore 10 milioni, ma ancora langue) per smaltire le tonnellate di amianto residuo sulle navi della Marina.

A est, il porto. Una volta qui era tutta palude. L'incubo era solo annunciato. Poi si è materializzato. "La gente oggi vuole dimenticare per non soffrire oltre - dice Aldo Canessa, direttore dell'unità operativa di Pneumologia dell'ospedale di Sarzana - . Chi sa di avere lavorato direttamente con l'amianto, ha il terrore dentro. Che soffoca chiunque abbia un problema pleurico". Parte da qui, dal dolce ponente ligure, il viaggio alla scoperta di "quel che resta dell'amianto" nel nostro Paese. Di quanti danni ha fatto e farà. Perché il minerale più subdolo e pericoloso che si trovi in natura non ci ha affatto abbandonato.

Ne abbiamo fatto un uso così massiccio e indiscriminato - dal dopoguerra al '92, quando la legge ne ha vietato l'utilizzo, si stima ne siano state lavorate qualcosa come 3 milioni e 700 mila tonnellate, entrate nella composizione di oltre 3mila prodotti - che ancora ce lo ritroviamo "in casa". Se ne sta lì, silenzioso. Nei corpi di migliaia di ex lavoratori e lavoratori; nelle cartelle cliniche e sui certificati di morte; dentro e fuori edifici pubblici e privati. E poi industrie, navi, scuole, condomini.

Resiste nelle decine di cave - sparse tra Liguria e Emilia Romagna - da cui si estraggono ogni giorno (la legge lo permette) tonnellate di serpentino, un minerale che contiene amianto. Di cui l'Italia è ancora piena. Basti pensare alle sole coperture di eternit. Il Cnr ha calcolato che "resistono" 2,5 miliardi di metri quadri. Equivalgono a 32 tonnellate di cemento e amianto. Otto milioni di metri cubi. Beniamino Deidda come procuratore generale di Trieste ha avocato a sé le indagini sugli ultimi 42 morti di mesotelioma negli stabilimenti Fincantieri di Monfalcone: seppelliti in un cimitero che ne ospita già 900 (nel solo Friuli Venezia Giulia). Ha rinviato a giudizio venti dirigenti ormai in pensione. Ma era importante fare giustizia, dice: "I nuovi casi di tumore pleurico riguardano gente che ha avuto la prima esposizione nei primi anni '60. Quelli esposti negli anni '70 devono ancora "arrivare"...".

Come una bomba a tempo, l'amianto ha ucciso ed è programmato per uccidere. Stando alle stime degli pneumologi italiani, ogni anno 3mila persone vengono stroncate da patologie maligne correlate all'asbesto: 1.000 per mesotelioma, 1.500 per tumore polmonare, il resto per tumori in altre parti del corpo. Soprattutto alla faringe e alle vie aeree. "È una morte distillata nel tempo - dice Fulvio Aurora, di medicina democratica - Ti dà appuntamento in là, ma arriva sempre".

Bisogna tirare un filo che collega Nord e Sud per descrivere l'Italia che "affonda" ancora nel minerale meno caro e più resistente al fuoco. Da La Spezia a Taranto passando per Broni (Pavia). "Lì c'è una quantità enorme di amianto abbandonato senza alcuna precauzione - dice l'europarlamentare e medico del lavoro Vittorio Agnoletto - con rischi altissimi per la popolazione. Per completare la bonifica occorrono 25 miliardi di euro bonifica...".

Dietro i numeri ci sono storie di marinai, ferrovieri - tantissimi - , operai navali, tecnici, idraulici, elettricisti, edili. Mandati al macello per costruire o per viaggiare, per trasportare o per riparare. Come a Monfalcone. Come alla Eternit che vuol dire Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli: 2.889 dipendenti "offesi" (quasi tutti con esito letale); prima udienza del maxi processo il 6 aprile. "L'Italia - spiega Alessandro Marinaccio, responsabile dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro - è uno dei paesi in cui il consumo di amianto, produzione e importazione, è stato uno dei più altri al mondo.

Ecco perché il bollettino di morte, da qui alla "boa" del 2015, è destinato ad aggravarsi". La latenza del mesotelioma va dai 25 ai 40 anni. In termini assoluti la maglia nera va alla Lombardia: 300 casi l'anno. Marcello Saponaro, consigliere regionale dei Verdi, chiede alla Regione "maggiori sostegni per i Comuni alle prese con discariche abusive di amianto e soldi insufficienti per bonificare tutti gli edifici pubblici". Alla faccia di chi ci abita.

Velodromo: ecco le prove dell' amianto killer
Il 24 luglio, alle ore17.50, 1800 cariche di tritolo hanno mandato in polvere il Velodromo dell' Eur, sprigionando una nube che ha invaso i palazzi circostanti per alcuni giorni. Ma gli artificieri, gli abitanti del quartiere, i vigili urbani del XII gruppo che presidiarono la zona, i bambini del nido di viale Egeo che in quei giorni andavano a scuola e in giardino per il campo estivo, non sapevano che stava per esplodere una bomba ecologica. Perché l' impianto costruito per le Olimpiadi del 1960 conteneva al momento dell' esplosione molto amianto: il materiale che può provocare il cancro ai polmoni, e non importa - ha sentenziato la Cassazione il 28 novembre 2008 - quanto se ne sia inalato o quanto è stata lunga l' esposizione alla polvere killer. La conferma dell' allarme lanciato ieri dall' accademico dei Lincei Annibale Mottana, viene dal carteggio intercorso tra la ditta incaricata dello smaltimento del rudere, la Eur spa (proprietaria dell' edificio) e la Asl RMC. è stato proprio chiedendo all' azienda sanitaria di accedere agli atti, che il consigliere del XII Municipio, Matilde Spataro, dei Verdi, si è vista consegnare la lettera datata 22 settembre 2008 nella quale la ditta rivela di aver trovato due tubi di «cemento-amianto» della lunghezza di 25 metri l' uno. è veleno puro, che viene portato via con tutte le cautele. E sono 2000 i litri smaltiti negli impianti autorizzati alla data 29 novembre 2009, come testimonia la lettera attraverso cui l' azienda incaricata produce una mappa con segnati i 7 punti dove è stato trovato l' amianto. Ma nella stessa informativa all' Asl i tecnici ammettono: c' è ancora da cercare nella parte orientale del rudere. «Sono andati avanti a tentoni, capite?», commenta Matilde Spadaro. «Ma quando facevano saltare in aria l' edificio avevano una relazione degli anni Sessanta? Sapevano cosa e dove è stato costruito con l' amianto?». L' amianto è il pericolo «che noi cittadini temevamo e per questo abbiamo fatto esposti il 13 e il 20 agosto, senza avere risposte, o quasi» spiega Manlio Pasqualini. è l' amianto che l' Eur spa (società per il 90% del ministero delle Finanze, per il restante del Comune) ha sempre detto di aver tolto prima che la dinamite distruggesse il capolavoro progettato da Cesare Ligini: «Al momento della demolizione, il Velodromo - si legge nel sito della società - era privo di ogni traccia di amianto. Due anni fa, infatti, la proprietà aveva proceduto ad eliminarne ogni traccia presente all' interno dell' impianto provvedendo ad un collaudo finale della bonifica effettuata». La società Eur «si riferisce alla bonifica, nel 2006, della centrale termica dell' impianto. Ma evidentemente di amianto ce ne era ancora. Un po' ovunque» spiega l' avvocato Giuseppe Dante, il cui studio, in viale del Ciclismo, si affaccia proprio sulla montagna di detriti che ogni giorno le ruspe (mercoledì ce ne erano quattro) portano via. Gli operai lavorano senza protezione. Ma l' amianto è stato tolto del tutto? Il 9 gennaio 2009 la ditta di smaltimento scrive alla Asl e all' Eur spa che «durante tali attività di bonifica sono state rinvenute alcune tubazioni in cemento-amianto murate all' interno della soletta del camminamento del tunnel con entrata lato via della Tecnica». Rimosso l' amianto, la bocca del tunnel è stata interrata. «Mi vengono i brividi - dice Cristina Lattanzi, del comitato Salute e ambiente Eur - se penso che quel tunnel portava agli spogliatoi demoliti nel 2006. Ma quelli, li avevano bonificati?».




Articoli correlati per categorie



Nessun commento:

Posta un commento