8 luglio 2008

L'interpretazione della verità


Che cosa s'intende con il termine verità?
La questione è una delle più dibattute dalla cultura filosofica occidentale (ma non solo), la ricerca della verità costituisce un bisogno inalienabile per alcuni individui. Non si tratta di definire un concetto univoco o tanto meno di cristallizzare tipologie di verità.
La verità non è un dominio finito dell'uomo, è più un orizzonte di infinita ricerca verso la quale tendere.
La cultura contemporanea non va alla ricerca della verità, si accontenta delle sue possibili interpretazioni.
Siamo nell'era dell'ermeneutica, dei pensieri falsamente deboli, del pensiero estetico e del post-moderno. Cosa implica un atteggiamento del genere quando si tratta di questioni importanti, anzi vitali, pressanti e cinicamente ineluttabili per la nostra salute fisica e mentale?
Come possiamo orientarci in una realtà che appare talmente multiforme e plurivoca da renderci completamente inadatti e impreparati a qualsiasi scelta consapevole?

Un esempio di ermeneutica delle verità.


Articoli correlati per categorie



8 commenti:

  1. Sono sempre più convinta che nella nostra società la questione della verità sia indissolubilmente e tristissimamente legata a alla gestione dei mezzi di comunicazione (di massa). E che da questione si sia trasformata in problema. Assistere a un evento, o comunque avere una conoscenza di prima mano di un fatto, sembra quasi l'unico modo per poterlo conoscere.
    Oggi sono stata alla manifestazione di piazza Navona. Subito dopo, guardare i telegiornali e leggere i quotidiani on line mi ha fatto venire i brividi: quando non mentono, omettono o distorcono. E non è la prima volta che me ne rendo conto proprio per avere avuto la fortuna di assistere direttamente ai fatti.
    Finché non ci sarà una testata a grande diffusione che racconti le cose senza distorcerle a fini politici, finché non ci saranno presentate tutte le molteplici facce della verità non avremo la possibilità di capire e non saremo liberi di scegliere. Forse è questa la prima battaglia che dobbiamo combattere, quella per un'informazione vera. Su questo dobbiamo concentrare i nostri sforzi QUOTIDIANI.

    RispondiElimina
  2. Due premesse:

    1) io veramente non sempre mi sento in grado di elaborare una verità nemmeno essendo presente in prima persona a un fatto, e nemmeno andandomi a procurare una vera e completa informazione sul fatto in questione.
    Perché in tante cose sento che mi mancano le competenze (vedi caso tumori/inceneritori) e che devo procedere per fede (mi fido di Montanari, non di Veronesi) e non per vera comprensione e valutazione: anche se vedessi i dati di cui parlano, come potrei capirli o distinguere una ricerca condotta correttamente da una no?
    Ovviamente benedico il fatto di aver scoperto Montanari e con lui tanti altri, e di avere la possibilità di informarmi e ragionare, e amici con cui farlo; e molte volte decido serenamente di avere fede in questo.
    Ma procedere per fede non mi mette mai, mai tranquilla, sento che dipendo sempre da altri, che sanno e capiscono per me, e dipendo dal loro modo di porsi oltre che dal loro sapere, e posso in qualunque momento farmi abbindolare, perché non ho strumenti veri e non li avrò mai: perché non ci sono, io non posso e non potrò mai conoscere e valutare con competenza tutto ciò che mi viene proposto e richiesto di sapere e capire.
    L'ingigantimento del sistema, la crescente complessità e abbondanza delle cose di cui ognuno di noi si dovrebbe occupare, è anche questo.
    E non mi piace affatto dover procedere per fede, anche quando sento di potermi fidare.

    2) ho la sensazione che i «buoni» (quelli che secondo me dicono cose giuste e di cui sento di potermi fidare: Montanari ma anche cla, nel commento qui sopra) cerchino di darsi da fare partendo dal presupposto che la gente deve sapere e può capire;
    mentre i «cattivi» (Veronesi e, a scelta, uno qualsiasi dei nostri governanti, per esempio) operino sul principio che la gente vuole solo credere a qualcuno e seguirlo, per cui il sistema giusto è indottrinarla e abbindolarla.
    Io non vorrei dire, ma la storia ha quasi sempre dato ragione ai «cattivi», in questo. E proprio l'immensa quantità di «sapere» e l'immensa quantità di gente che si sono accumulate nell'ultimo secolo fanno sì che «indottrinare e abbindolare» sia sempre più, fatalmente, una strategia di successo.

    Ecco, queste due premesse aprivano la strada a un solo, superficialissimo commento:
    io ADORO Stefano Montanari.
    Lo seguirei in capo al mondo, con tutta la fragilità del «seguire per fede» ma anche la sensazione che la fede, qui, sia assolutamente ben riposta.

    RispondiElimina
  3. tra cla e la blu mi sento proprio a mio agio. condivido l'amarezza di cla rispetto alla totale distorsione (e quindi MENZOGNA) dell'informazione ufficiale tutta, di fronte alla manifestazione di ieri e ad altri numerosissimi casi di cronache falsate, inventate, svaccate.
    bisogna stare attenti a qualsiasi cosa dicano i mezzi di informazione. se uno invece di sentirli si mette proprio ad ascoltare le frasi che usano, i toni, le immagini, il montaggio, potrebbe tranquillamente capire che l'inganno è tanto palese quanto fastidioso.
    temo che un meccanismo di fiducia sia comunque necessario in un sistema democratico fondato sulla rappresentanza e quindi sulla delega. il problema è individuare le persone di cui potersi fidare.
    ieri in piazza navona ne ho viste tante.

    (stavo pensando anche a quello che ho sentito dire sulle posizioni di India e Cina rispetto al nuovo accordo-farsa del G8 sull'ambiente. Cina e India dicono di non voler stare a scadenze più vicine al 2050 se non ci stanno gli Stati Uniti e gli altri "sviluppati". ci credo. nemmeno io se fossi indiano ci starei. comincia tu, mondo sviluppato, a metterti dei paletti più vicini, poi io in via di sviluppo di seguo. non fa una piega. ieri sera al tg2 (che poi: perché ho guardato il tg2?!) sembrava che Cina e India fossero i soli folli irresponsabili del disastro globale dell'ambiente.)

    RispondiElimina
  4. Eh, eli, per quanto riguarda me personalmente mi sa che hai centrato il punto:
    io non credo affatto in «un sistema democratico fondato sulla rappresentanza e quindi sulla delega». A malapena ci crederei in quel mio mitico mondo di branchi autonomi di dodici persone separati tra loro da almeno dodici chilometri, figuriamoci in questo mondo qui.
    E d'altra parte, per favore, ditemi su quali concrete basi dimostrative potrei basarmi per credere che il «sistema democratico fondato sulla rappresentanza e quindi sulla delega» possa funzionare. Al di là della teoria, certamente affascinante, ditemi se c'è uno di questi sistemi che abbia funzionato.

    Ma, sia chiaro, secondo me nemmeno l'anarchia funziona, e nemmeno il mio mondo utopico 12x12 funzionerebbe. C'è a monte, io credo, qualcosa che non funziona.
    Il discorso si farebbe lungo: pensiero astratto, uso della parola, sovrannumero... e io non ho più voglia nemmeno di pensarci.
    Se questo mondo lo avessi costruito io con i Lego (o con i Sims, più probabilmente), già da un pezzo avrei cestinato tutto e ricominciato da capo.

    Inviato, ti scongiuro, questa settimana pubblica un post, uno solo!, leggerissimamente meno depressivo, che con queste giustissime riflessioni fra un po' mi butto dalla diga foranea con un pietrone al collo...!

    RispondiElimina
  5. infatti il punto è che anche il sistema democratico, di rappresentanza e delega non funziona. è evidente, molto evidente.
    ma, come riportavo qualche giorno fa nella lettera che ho pubblicato: "Il mondo occidentale democratico è rimasto lo stesso: guerre sfruttamento schiavitù neocolonialismo. E poiché gli altri modelli politico-sociali proposti finora hanno avuto esiti anche peggiori (fascismi comunismi) e sono attualmente improponibili, penso che finchè non verrà elaborato un nuovo modello di convivenza bisogna cercare correzioni e aggiustamenti all’esistente. E che nel fare dei singoli e dei gruppi vada cercata una convivenza che tenga sotto controllo l’atteggiamento predatorio. Ed è un’impresa che oggi pare impossibile. Ma chi pensa ha bisogno di imprese impossibili."
    mi sembra l'unica cosa da fare: cercare di correggere gli errori del sistema, quanti più riusciamo a correggerne con le nostre azioni, con tutte le nostre azioni.

    comunque sposo in pieno la tua richiesta: INVIATO PER FAVORE, FACCE RIDE. giusto un minutino, poi riprendiamo le battaglie.

    RispondiElimina
  6. Molto interessanti le risposte al post. Nn elemento comune: la sfiducia nel sistema informativo e democratico.
    Partecipo alla vostra sfiducia.
    Ritengo che informazione e democrazia siamo degli specchietti per le allodole se non accompagnati da una costante vigilanza da parte dei cittadini.
    Quando si parla di democrazia si omette sempre di dire che il sistema si regolamenta e si regge solo se i cittadini esercitano tutte le loro funzioni e i loro diritti.
    Democrazia partecipativa. I poteri forti cercano in tutti i modi di scoraggiare le iniziative "legittime" dei cittadini che cercano di tutelarsi. Io mi rendo sempre più conto che molte nefandezze che si sono sedimentate nella nostra cultura (= vita) sono appoggiate anche inconsapevolmente da noi (me compreso).
    Quindi non si stravolgerà il mondo in sette giorni, ma se la storia che qualcuno l'abbia creato (questo baraccone) nello stesso tempo ancora funziona, c'è veramente ancora molto da riflettere e da fare.

    RispondiElimina
  7. Dimenticavo...
    Per le risate vi toccherà aspettare ancora qualche giorno. Le riservo per il fine settimana.
    Non mollate.

    RispondiElimina
  8. E invece, Eli, quello che penso io è che il nuovo modello sia imminente, e che non sarà frutto della nostra volontà ma conseguenza di un processo economico di per sé non nuovo ma molto nuovo nella velocità.
    E io, detto fuori dai denti, non ho altra intenzione che quella di cercarmi un riparo e un modo per sopravvivere, per me e per quello e quelli a cui tengo. Non so se ci riuscirò, ovviamente, ma so che è l'unica cosa a cui riesco a trovare un senso.
    È quello che penso io, naturalmente, non affatto qualcosa da condividere per forza. E, come ho già avuto modo di dire, spero molto, moltissimo, di sbagliarmi.

    Inviato, solo la domenica, eh? Che non si corra il rischio di andare in overdose da svago!
    Ma in verità mi fa comodo: ora che ci sei tu in trincea, io sul mio blog posso finalmente svaccare in una sana e sconsiderata evasione, anche onirica magari. Chi pensa ha bisogno di imprese impossibili, ma qualche volta anche di riposo (del guerriero!).

    RispondiElimina